Tra i comuni dell’AltrOvest del Medio Campidano, si distingue quello di Gonnosfanadiga, molto conosciuto anche fuori dall’Isola per la produzione di olive, tanto da rendere questo paese di oltre 7000 abitanti la residenza della famosa Sagra delle Olive, che da 35 anni accoglie visitatori da ogni parte dell’Isola.
Gonnosfanadiga nasce ai piedi del Monte Linas, ed è diviso dal Rio Piras: la parte più in alto, Gonnos, è la porzione a destra del fiume, mentre quella in pianura è Fanàdiga.
L’origine del nome si deve probabilmente alla radice ‘gon’ (comune a molti paesi sardi, come ad esempio Gonnesa, Gonone ecc.) che significa ‘collina’, relativo quindi a luoghi abitati che sorgono in collina. Mentre ‘Fanàdiga’, probabile accezione romana (‘terra fanatica’), per la presenza di alcuni templi (‘fanum’ luogo sacro, ‘fana’ al plurale).
Numerose sono le chiese, tra cui quella di Santa Barbara, che nasce in età giudicale sui resti della chiesa di Sant’Antonio Abate, e quella di Santa Severa: edificata in età paleocristiana (IV-V secolo) ad un chilometro dal paese, è la più amata dai gonnesi, che ogni lunedì di Pasquetta si recano in questa bella chiesa ad un chilometro dal paese per festeggiare la Santa. Legata a questa chiesa, c’è anche una leggenda, che narra come lo scatenarsi di improvvisi e violenti fenomeni atmosferici sia legato allo spostamento del simulacro sull’altare, che non dovrebbe mai abbandonare la nicchia in cui è riposto!
Anche in questa zona come in molte altre dell’Isola, sono state rinvenute delle Tombe di Giganti, in particolare quella detta Sa Grutta de Santu Giuanni o Tomba dei giganti di San Cosimo, scoperta nei primi anni’80, dove gli scavi hanno anche rilevato materiali appartenenti all’Età del Bronzo Medio (circa XV sec a.C.).
A sud di Gonnosfanadiga, si trova il parco Perd’e Pibera, caratterizzato da una fitta boscaglia di lecci, che al suo interno accoglie anche una miniera dismessa, l’omonima Miniera di Perd’e Pibera, che fu una delle più importanti. Ma sono tanti gli esempi di architettura industriale legati alle miniere abbandonate che popolano ancora il territorio di Gonnosfanadiga: dalla Miniera di Fenugu Sibiri a quella di S’Acqua Is Prunas – Genna S’Olioni fino a quella di Miniera di Salaponi, un particolare esempio di ‘miniera di pianura’, situata in una campagna dedicata per lo più all’allevamento.
Il territorio di Gonnosfanadiga, oltre che per le olive, in particolare la nera di Gonnos, è noto anche per la produzione di pane, il civraxu, di miele, e di una varietà di anguria tipica denominata ‘Call’e Boi’, coltivata dagli agricoltori della zona fin dal 1900.