Montresta è un piccolo comune che conta 456 abitanti, situato nella punta più a nord della provincia di Oristano, dista 38 chilometri Alghero, 78 da Oristano e 56 da Sassari.

Gli abitanti del paese possono godere di un paesaggio spettacolare che va dalle valli del monte Navrino alle distese di macchia mediterranea situate intorno. I boschi di sughere secolari sono un esempio della flora tipica di questa zona. Silva Manna è il nome di uno di questi boschi ricchi di fascino, che vanta ben 1000 ettari di terreno nei quali trovano casa volpi, cinghiali, donnole e uccelli diurni e notturni.

Montresta deve la sua identità demografica a migrazioni risalenti al XVII secolo, che videro i greci manioti spostarsi dalla Corsica verso sud, per approdare poi in Sardegna. Sconfitti dai turchi nel 1669, i manioti di Oitylo si rivolsero alla Repubblica Genovese per chiedere asilo e venne concesso loro di insediarsi nella regione di Paomia, in Corsica. Quando però la Corsica insorse contro la Repubblica di Genova, nel 1731, i greci si rifiutarono di aderire e il loro paese venne incendiato dai rivoltosi. Questo accadimento portò la comunità greca a spostarsi: alcuni si spostarono verso Ajaccio, altri in Spagna e nelle Baleari e qualcuno, infine, emigrò in Sardegna. I coloni greco-corsi vennero inviati da re Carlo Emanuele III per popolare il territorio e per dedicarsi all’agricoltura, che ancora oggi risulta fiorente in questa zona.

Nonostante una convivenza inizialmente pacifica fra i nativi e la comunità greco-corsa, l’esperimento del re Carlo Emanuele non andò a buon fine. Ciò nonostante, il passaggio di questa comunità ha lasciato le sue tracce nel paese, tant’è che Montresta, ancora oggi, vanta elementi di architettura e artigianato che molto ricordano l’arte greca.

Montresta è noto per la sua lunga storia di produzione artigianale di cestini in asfodelo. Non è l’unico paese della zona noto per questo, ma è sicuramente uno fra i paesi che meglio conserva questa affascinante tradizione: i cestini vengono realizzati grazie agli steli essiccati di asfodelo, spesso combinati con quelli di giunco.

Dalle abili mani degli artigiani e delle artigiane della zona derivano quindi le famose corbule sarde, riconoscibili per le figure decorative singolari e per la sagoma tronco-conica (a capanna rovesciata), ideale per il trasporto in equilibrio sul capo. La corbula è un cestino con la semplice funzione di contenitore per il pane o la farina, anche se è stata a lungo usata anche come strumento di misurazione delle quantità di grano e legumi da parte degli agricoltori e dei commercianti. 

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