Il centro storico di Riola Sardo, come molti centri dell’Alto e del Medio Campidano, è ancora fortemente caratterizzato dalla costruzione tipica di queste zone: la casa campidanese, costruita con i mattoni di terra cruda, in sardo ladiri o ladrini.
I mattoni di terra cruda, con poche varianti da un centro all’altro, erano fabbricati a mano con acqua, terra argillosa, paglia e ghiaia, ed erano poi lasciati asciugare al sole in appositi stampi in legno.
Lo schema ricorrente della casa campidanese prevedeva una corte antistante, la casa, i locali di servizio e nel cortile retrostante un giardino più ampio che fungeva normalmente da orto e frutteto. Tutto era realizzato interamente con mattoni di ladiri, soltanto le fondamenta, gli stipiti e gli architravi di porte e finestre erano realizzati in pietra.
A Riola si possono ancora oggi ammirare alcune case campidanesi che non hanno subito grandi rimaneggiamenti e presentano ancora l’aspetto originale.
Nel retro della Chiesa di San Martino si erge la Casa Carta, risalente al XVII secolo, antica residenza aristocratica e oggi sede dell'((Hotel Lucrezia)) di proprietà della famiglia Carta.
La struttura presenta all’interno un vasto loggiato, in sardo sa lolla, con il pozzo per l’approvvigionamento idrico e gli ambienti circostanti per la conservazione delle derrate agricole, del vino e degli strumenti di lavoro. Gli ambienti domestici sono invece disposti su due piani, a differenza della maggior parte delle case di Riola, che sono costituite da un solo piano, a dimostrare la ricchezza della famiglia che vi abitava.
Sulla Via Regina Margherita possiamo poi ammirare un’altra casa signorile, ma più recente (secolo XIX) e che si trova in stato di rovina. Ancora però risaltano, in corrispondenza del basamento, un falso bugnato grigio, e alle estremità laterali della facciata, di contorno alle tre finestre e alla porta dei finti blocchi rosa e avorio.