L’arte conciaria di Bosa affonda le sue radici nell’epoca romana. Riscoperta nel XVII secolo, si sviluppò fino a diventare un’attività prospera dal XIX secolo fino alla prima metà del XX secolo. Circa trenta imprese erano operative, di cui sas Conzas, situati lungo la riva sinistra del Temo vicino al Ponte Vecchio, ne conservano il ricordo. Per quasi un secolo, il cuore della Planargia fu la capitale delle concerie italiane, le cui produzioni di altissimo livello erano apprezzate e commercializzate sia in Italia che all’estero. Con il passare del tempo, l’attività diminuì lentamente e cessò nella seconda metà del XX secolo.
Le concerie sorgevano vicino al fiume per facilitare l’approvvigionamento di acqua e vicino alla cittadina per essere facilmente accessibili ai lavoratori, ma abbastanza distanti per evitare gli odori prodotti dalla lavorazione. Gli edifici furono costruiti con pietre, fango e calce e rivestiti con trachite rossa, affiancati l’uno all’altro, come le caratteristiche case colorate del quartiere di Sa Costa. Hanno due piani con soffitti in legno: al piano terra c’erano pozzi, presse e vasche, dove le pelli venivano immerse per la concia, tintura e lavaggio. Il piano superiore era dedicato alla rifinitura, in particolare di ‘suola’ e ‘vacchetta’, richiesti dai legatori di libri cagliaritani.
Oggi è possibile visitare il Museo delle Conce, allestito in una conceria del 1700. Un percorso guiderà il visitatore attraverso le tecniche di lavorazione.